Il tempo è così prezioso quando si vive da qualche parte a quindici ore di distanza in aereo.
Ci sono volute diciassette ore in aereo, senza contare le ore di tragitto in macchina e le ore aspettate all’aeroporto prima di imbarcarmi. Dopo, quando finalmente l’aereo è atterrato, sapevo che c’erano ancora più di un paio di ore in macchina prima di arrivare a casa, quella casa che ci avrebbe accolto per il tempo di quel soggiorno.
Questa odissea l’ho fatta portando nelle mie braccia un bimbo che non aveva ancora un anno di vita.
Da quanto tempo aspettavo quel momento di ritrovarci, di guardarci negli occhi, di sentirci vicine, di stare nello stesso luogo e nello stesso tempo, di non avere problemi di connessione, di fusi orari, di tante cose che ci sono sempre da fare.
Sono passati cinque anni dopo l’ultima volta che ci siamo viste, tante cose sono cambiate nel frattempo, te ne ricordi? Ho immaginato questo momento tante, tante volte, soprattutto nell’ultimo anno dopo la nascita di tuo nipote.
Dovresti fare conoscenza di quella piccola creatura, mio figlio, che ho portato nelle mie braccia per quelle ore che mi sono sembrate infinite dentro quell’aereo.
Pensavo questa volta le cose saranno diverse, forse sarai cambiata e mi sarai più vicina, più interessata a me, magari attraverso l’angelino che ti ho portato.
E così i giorni sono passati.
Mi chiedevo ogni mattina: ma che c’è? Dove sei? Perché non vieni? Siamo qui, adesso!
Il tempo è così prezioso quando si vive da qualche parte a quindici ore di distanza in aereo.
Mamma, capisci quanti soldi ci ho messo per stare qui, ora?
Tu, dove sei? Cosa c’è di più importante che ritrovarci?